Erano passati soltanto pochi mesi dall’uscita del primo lavoro de “Gli abitanti del pollaio” e inspiegabilmente questo evento, a dispetto di ogni possibile previsione od aspettativa, aveva scatenato nel mio animo una serie di reazioni a catena che mi avevano un po’ costretto a rivedere il mio rapporto con la musica, la mia idea del rapporto tra musica e pubblico, e tutte queste cose qui.
Tag: Corale di San Fereolo Pagina 2 di 3
Lo so, non apparvero mai dal vivo, ne in televisione e nemmeno furono mai trasmessi alla radio (infatti nell’elenco sotto non ci siamo) però il 2005 fu l’anno de “Gli abitanti del pollaio“. “E che ci frega?” direte voi, “non eravate mica i Beatles”!
E sapete che vi rispondo? “E già, avete ragione.”
Era una notte buia e tempestosa. Anzi no, a dire il vero nevicava. Stavamo per iniziare a suonare quando la mia chitarra ebbe un malore e svenne. La rialzai subito, purtroppo era ferita ma riuscì comunque a portare a termine la serata. Arrivati a casa le chiesi “ma cosa hai avuto?” Mi rispose che si sentiva male a suonare musica che non le piaceva. Lei era nata per il rock, il blues e io ci suonavo Irene Grandi e Avril Lavigne. Le dissi “ma come? Ma facciamo anche i Nickelback!”; e lei “sì, bella roba fare i Nickelback con il pitch shifter, non senti che schifo di suono che viene fuori?”. Fu così che iniziò il mio periodo di “crisi elettrica”.
Nati per fare un sacco di serate proponendo un repertorio moderno e accattivante, i Volume X rappresentarono per me il passaggio da un chitarrismo più sanguigno e “rock’n’roll” (zero effetti, lunghe improvvisazioni, istinto e sudore) ad un approccio molto più ragionato, con un occhio di riguardo al suono e all’arrangiamento, forse anche più “moderno” o allineato con i tempi.