Da che mondo è mondo, nel mondo della musica si fanno un mondo di cover.

E attenzione, non parlo solo del classico repertorio delle cover band da locale che suonano esclusivamente (o quasi) canzoni altrui. Parlo proprio di gruppi o artisti affermati che, ad un certo momento della loro carriera, hanno eseguito, interpretato, rielaborato brani altrui.

Addirittura ci sono stati musicisti che, magari già all’apice del successo e della popolarità, hanno pure inciso interi dischi di sole cover (e no, non stavo pensando a Laura Pausini… il primo nome che mi è venuto in mente è stato quello di Eric Clapton verso Robert Johnson).

Ovviamente non sempre questa operazione ha dato risultati apprezzabili… penso alle numerose cover “in italiano” di brani stranieri che, soprattutto in passato, non sempre sono state all’altezza del corrispettivo pezzo d’oltreoceano (o d’oltremanica, a seconda dei casi).

In certi casi, la cover è stata così magica, intensa, o semplicemente bella, che è diventata addirittura più popolare dell’originale. Basandomi esclusivamente sul mio background musicale, penso a Knockin’ on Heaven’s Door rifatta dai Guns N’ Roses, Hallelujah rifatta da Jeff Buckley oppure semplicemente a Hey Joe suonata da Hendrix (così famosa che tanta gente pensa sia un suo brano).

Per i casi opposti, invece, anche se non mi piace giudicare male un cantante, penso che la cover di Nothing else matters fatta da Marco Masini non si possa proprio sentire. Stesso parere per Don’t cry rifatta da Simone Tomassini.

Ora, tutta questa introduzione per presentarvi una cover di un breve brano strumentale apparso in un famoso cartoon della Walt Disney nei primi anni 70. La rielaborazione, estremamente ipnotica, allunga di molto il brano.

Per la cronaca, il brano è Whistle stop e loro erano Little Mars e gli abitanti del pollaio.

Sulla questione se questa cover sia meglio o meno dell’originale direi che non ci sono dubbi ;-)