Una frase ricorrente che capita sperso nei discorsi tra musicisti è una cosa del tipo:

meglio tre note lente ma fatte bene e col cuore che tante note velocissime fatte male e senza senso.

Avendola sentita migliaia di volte ho avuto tutto il tempo per elaborarla e rielaborarla, fino ad ottenere questa mirabolante riflessione.

Louis Daniel Armstrong

Veniamo al sodo. E’ uno slogan che piace, fa presa, dice cose formalmente inattaccabili ma di fatto, se non ci si sofferma a pensarci un attimo, contribuisce a diffondere un’idea sbagliata e pericolosa (pericolosa? Addirittura? Beh, più o meno…).

Rivediamo la frase incriminata:

meglio tre note lente ma fatte bene e col cuore che tante note velocissime fatte male e senza senso.

Mmmh… proviamo a girare la frittata e a scrivere questo:

meglio tante note velocissime ma fatte bene e col cuore che tre note lente fatte male e senza senso.

Direi che anche questa è tecnicamente ineccepibile no?

Insomma, chi se ne frega se le note sono tante o poche, l’importante è che siano fatte bene (cioè scelte con gusto, adatte al pezzo, eccetera eccetera eccetera).

Alcuni maliziosi sostengono che la frase “meglio tre note lente ma fatte bene e col cuore che tante note velocissime fatte male e senza senso” sia in realtà una scusa, un modo per tirare acqua al proprio mulino da parte di chi non è in grado di suonare bene e velocemente nello stesso tempo. (Non guardate me, io non so suonare veloce ma queste frasi non le dico lo stesso).

E’ chiaro adesso come funziona il gioco? Questo “barbatrucco” persuasivo porta un’esperienza personale (magari isolata, comunque che colpisce, con aggettivi situati strategicamente) al posto di un argomento solido per convincere gli altri delle proprie idee, basandosi in realtà… Sul nulla (o meglio, su una singola esperienza che, per quanto coinvolgente dal punto di vista emotivo, non è significativa di niente)!

Musica e note a parte, sicuramente avrete incontrato questo ignobile barbatrucco svariate volte e in un sacco di contesti diversi.

(il fatto che si tratti di “ignobile barbatrucco” non significa che la conclusione a cui si voglia arrivare sia sempre e comunque sbagliata o falsa; quello che è fallace è la modalità con cui si vuole darla a bere).

Per completezza riporto qualche variante che ho visto ultimamente:

ho visto uomini con la terza elementare mettere su un’azienda e dar lavoro a decine di persone. Poi ho visto professori con 3 lauree in tasca far chiudere migliaia di aziende affamando milioni di persone

(quindi è meglio non studiare? E il contrario non succede mai?).

Oppure:

certi uomini sono peggio delle bestie

(da cui la conclusione – per la serie facciamo di tutta l’erba un fascio: tutti gli animali sono meglio di tutti gli uomini).

Oppure:

meglio una bionda bella, simpatica ed educata che una mora racchia, antipatica e scorbutica

(per cui sono meglio le bionde? Ok, questa me la sono inventata, ma direi che rende l’idea).

Abbandonando questi ultimi esempi e tornando invece alla frase iniziale, penso che sia meglio saper fare di più che saper fare di meno.

Al limite, si può sempre imparare l’arte e poi metterla da parte.