Guardo le stelle. Vedo tanti puntini luminosi, come se qualcuno avesse bucherellato un immenso telo scuro dietro il quale è celata una luce.
Ci penso un attimo, poi mi viene in mente la realtà che conosco, e mi chiedo se valga la pena conoscere le cose per come sono o se sia più divertente immaginare senza sapere.

via lattea

Ormai è fatta, quando i criceti nella mia testa cominciano a girare so che tra un po’ il romanticismo se ne andrà, arriverà la risposta che stavo cercando seguita da una pletora di altre domande e il telo bucherellato finirà in qualche angolino della mia testa.

La risposta in effetti non tarda ad arrivare, penso alla storia dell’uomo e alle conseguenze del suo agire senza conoscere, penso alla curiosità che ci anima e dico che sì, nel complesso è meglio conoscere la realtà.
Poi arriva la domanda, rapida e puntuale, che mi chiede: “ma è possibile conoscere la realtà?”.

E’ strano, si è presentata la domanda ma io so già la risposta, ed è che no, non possiamo conoscere la realtà.

E’ inutile, non ce la possiamo fare. Possiamo andarci vicino, forse. Anzi, possiamo avvicinarci a intravedere quel pezzettino di realtà limitatamente alla parte che ci serve, ma non di più!

Faccio un esempio un po’ più terra terra delle stelle. Considero un vaso. Un vaso reale, non l’idea o il concetto di vaso.
Premesso questo, prendo questo vaso e lo guardo.

Io guardo il vaso e vedo che è piccolo, rosso e di vetro. E’ pesante.

Lo guarda Tizio e vede che è vuoto, bisogna trovare qualcosa con cui riempirlo.

Passa Caio e dice che è di cristallo e molto bello. E’ freddo al tatto.

Passa Sempronio e dice che è di buona fattura, probabilmente è costoso.

Passa un vasaio e spiega che il prezzo è tutto legato alla marca, ma il vaso non è niente di particolare ed è pure impolverato.

Passa un altro vasaio che conferma la semplicità di realizzazione, ma dice che il vaso è di valore perché è un pezzo di design.

Passa un arredatore e dice che il vaso va tolto perché non si sposa con l’arredamento.

Passa Pinco Pallino e dice che il vaso deve essere fatto di uno strano materiale plastico.

Passa un bandito e vede un oggetto contundente.

Passa un daltonico e vede un vaso grigio dalla forma orribile. Dice che è caldo al tatto.

Ripasso io con la luce spenta e non vedo niente.

Passa un chimico e descrive con precisione il materiale.

Passa un matematico e dà un nome alla funzione matematica che ne descrive la forma.

Passa una mosca e trova un’ampia superficie di appoggio.

Passa un fisico e descrive il vaso in termini di fisica quantistica.

Passa il metafisico e dice che il vaso non esiste.

Infine passa lo sveglione di turno che lo urta, lo fa cadere e mentre il vaso va in mille pezzi dice “non l’avevo visto” (“ma come? Ma se ce l’avevi davanti agli occhi?”).

Perfetto, ho scoperto che il mio vaso è bello, brutto, di vetro, di cristallo, di plastica, caldo, freddo, economico, costoso, rosso, grigio, ampio, piccolo, invisibile, eccetera eccetera.
Caspita, non pare nemmeno lo stesso vaso!

E sì che stiamo parlando di un vaso, pensa se parlassimo di qualcosa di più complesso come un’automobile, un animale oppure (esagerando) una persona!

Figurarsi poi quando la realtà a cui ci rapportiamo e cerchiamo di descrivere è formata da gruppi di persone, etnie, nazioni diverse, formate da persone ognuna di esse con la sua realtà; ma forse qui il discorso inizia a diventare troppo vasto, voglio fermarmi prima altrimenti invece di un post scrivo un romanzo.

filtro

Di fatto la realtà che percepiamo (la nostra realtà) altro che non è che una manciata di qualità (e pure filtrate) della realtà stessa.
Ogni persona, quindi, non vede mai la stessa realtà di un’altra. Simile forse, ma sempre diversa.

Tutto questo è importante! Dobbiamo tenerne conto quando vogliamo instaurare qualunque tipo di comunicazione o di dialogo (e quindi di relazione)!

Ricorda… La realtà che tu pensi di vedere, sentire e toccare non è quella reale. Essa è irrimediabilmente deformata:

  • dai tuoi sensi
  • dalle tue credenze
  • dalla tua fede
  • dalla tua intelligenza
  • dalle tue emozioni
  • dai tuoi studi
  • dai tuoi pregiudizi
  • dai tuoi stereotipi
  • dalle tue paure
  • dalla tua morale
  • dalla tua cultura
  • dalla tua storia
  • dal tuo linguaggio
  • dalle tue idee
  • da tutto quello che hai percepito fino ad un istante fa

Non puoi fare a meno di tutte queste cose, perché queste cose concorrono a formare quello che sei.

Non puoi farne a meno, ma puoi prenderne consapevolezza. Poi la strada la trovi da te