Lo so, non apparvero mai dal vivo, ne in televisione e nemmeno furono mai trasmessi alla radio (infatti nell’elenco sotto non ci siamo) però il 2005 fu l’anno de “Gli abitanti del pollaio“. “E che ci frega?” direte voi, “non eravate mica i Beatles”!
E sapete che vi rispondo? “E già, avete ragione.”
Categoria: musica e spettacolo Pagina 10 di 14
Da che mondo è mondo, nel mondo della musica si fanno un mondo di cover.
E attenzione, non parlo solo del classico repertorio delle cover band da locale che suonano esclusivamente (o quasi) canzoni altrui. Parlo proprio di gruppi o artisti affermati che, ad un certo momento della loro carriera, hanno eseguito, interpretato, rielaborato brani altrui.
Era una notte buia e tempestosa. Anzi no, a dire il vero nevicava. Stavamo per iniziare a suonare quando la mia chitarra ebbe un malore e svenne. La rialzai subito, purtroppo era ferita ma riuscì comunque a portare a termine la serata. Arrivati a casa le chiesi “ma cosa hai avuto?” Mi rispose che si sentiva male a suonare musica che non le piaceva. Lei era nata per il rock, il blues e io ci suonavo Irene Grandi e Avril Lavigne. Le dissi “ma come? Ma facciamo anche i Nickelback!”; e lei “sì, bella roba fare i Nickelback con il pitch shifter, non senti che schifo di suono che viene fuori?”. Fu così che iniziò il mio periodo di “crisi elettrica”.
Una frase ricorrente che capita sperso nei discorsi tra musicisti è una cosa del tipo:
meglio tre note lente ma fatte bene e col cuore che tante note velocissime fatte male e senza senso.
Avendola sentita migliaia di volte ho avuto tutto il tempo per elaborarla e rielaborarla, fino ad ottenere questa mirabolante riflessione.