I primi anni in cui suonavo in giro avevo un’altissima opinione delle mie capacità musicali.
Non dico che pensassi di essere il nuovo Van Halen o il nuovo Jimi Hendrix, però poco ci mancava.
Diciamo che, così come la maggior parte degli italiani uomini sono i migliori commissari tecnici di calcio il lunedì mattina al bar, io ero il miglior chitarrista del pianeta al tavolino sotto al palco (palco dove qualcun altro stava suonando).
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Una delle prime domande che mi fa praticamente chiunque quando viene a sapere che suono è banalmente: “ah, bello, sei un chitarrista. E che cosa suoni?”
La domanda è assolutamente lecita, per carità. Il problema è che ancora non mi è chiara la risposta.
Di solito, nel dubbio, rispondo “la chitarra” con un sorriso sperando di depistare chi mi sta interrogando; a volte funziona, a volte invece no e allora inizia l’arrampicata sugli specchi.
Allora, come si risponde ad una domanda così difficile?
La domanda sorge spontanea. Perché questo losco individuo (che sarei io) deve occupare prezioso spazio web riportando vicende avvenute quando era giovane e stupido mentre nel resto del mondo accadono continuamente fatti di indubbio interesse?
Un piccolo preambolo:
in questo post (come in altri) inizierò a scrivere parlando di me.
Il motivo è semplice: non mi considero né un eccelso conoscitore dell’umanità (per cui possa sentirmi titolato ad usare affermazioni sull’uomo in generale) né un guru; di conseguenza, preferisco partire da quelle che sono le mie esperienze personali per presentare le mie idee, mi pare molto più onesto.
(In realtà, essendo artistA e quindi moderno antropologo dell’anima, ne so a pacchi, ma voi non ditelo a nessuno, preferirei mantenere un profilo basso ^_^).